Correva l’anno 2011, un anno di grandi cambiamenti per le Aquile. L’allora Presidente Luca Borra ha un grande sogno in mente: riportare a casa Coach Brunetti all’epoca Head Coach dei Felix Molinella.

Il roster delle Aquile vanta qualità ed esperienza, i ragazzi giocano insieme da anni e si conoscono bene, ma il numero risicato è il vero tallone d’Achille, sarebbero sufficienti un paio di infortuni per obbligare Coach Mantovani a correre ai ripari.

Le prime partite del Campionato CIF9 sono difficili, estenuanti, infatti molti ragazzi giocano il doppio ruolo, ma la squadra è lo specchio in campo del Coach.

Matteo ha trasmesso ai suoi ragazzi molto di più della mera conoscenza tecnica, una vera e propria filosofia della palla ovale ed impresso in loro il SUO carattere. In aggiunta a tutto questo sugli spalti del vecchio e amico Motovelodromo di Ferrara c’è un gruppo di ragazzi, di amici, di familiari che tifa senza sosta proprio come fossero il nostro 10° uomo.

Da questa perfetta alchimia nascono tre vittorie tanto meritate quanto combattute, lotta che le rende ancora più belle.

Coach Brunetti rompe gli indugi, decide di tornare a Ferrara ed il suo carisma convince anche i giocatori di Molinella a seguirlo. Ne nasce un gruppo tanto unito quanto vincente perché sotto quei nuovi caschi che si presentano al campo di allenamento i “ferraresi” riconoscono proprio i volti di quelle persone che li hanno supportati e incitati dagli spalti sino ad ora.

E’ proprio in quel momento che inizia la mia avventura, il mio racconto.

Dovete sapere che le Aquile per le loro trasferte in 32 anni non avevano mai viaggiato con la EFFE Trasporti. Quell’anno però, per una strana serie di coincidenze negative, la EFFE era la sola società che aveva pullman disponibili.

E un motivo di fondo c’è:

quando sulla strada di ritorno dalla trasferta ognuno di noi si mette “una mano sul cuore e l’altra nel portafoglio” e il pullman si ferma nel primo Autogrill per permetterci di fare la spesa, che all’epoca veniva gestita con grande professionalità da coach Ciccio nel carrello entra tutto ciò che non fa parte della dieta di un atleta come patatine, biscotti, coca cola e soprattutto tante lattine di birra, scelte col rigoroso criterio del miglior rapporto quantità prezzo. Il pullman, a questo punto, diventa una risto-pub delle peggiori specie e nessuno ci fa caso, tanto, a pulire lo schifo sappiamo tutti che ci pensa qualcun altro.

Ecco spiegata la vera motivazione per la quale le Aquile volano dove vogliono, ma non trovano con chi viaggiare su ruote. Lo storico e tuttora segretario delle Aquile Mauro Cavallini, detto Caba dagli amici, trova una soluzione al problema e decide di chiedere alla EFFE Trasporti di noleggiare un pullman alle Aquile.

Vi starete chiedendo che cosa ci sia di strano o speciale in tutto ciò, non è vero? Il punto è che Caba lavora per la EFFE Trasporti, e ha tanta paura di noi Aquilotti “aldamari” quanto dei suoi capi.

Così, alla fine dell’allenamento del lunedì a chiudere il discorso non è stato Coach Mantovani bensì Caba, che informandoci sull’organizzazione della trasferta di domenica con la sua impeccabile lista di dettagli noiosa e ripetitiva, sorprende tutti quando inizia a sottolineare con grande enfasi che noi rappresentiamo le Aquile e la loro storia tanto dentro quanto fuori dal campo. Il prologo di Caba colmo di complimenti era preparato e servito caldo per farci ingoiare il rospo! Infatti, proseguendo nel discorso ci comunica che si aspetta un comportamento impeccabile durante tutta la trasferta e chiude dicendoci:  “Inoltre, ragazzi, in pullman non potrete fare processi”.

Facce basite fra l’incredulo e l’indignato, i privilegiati che hanno giocato a football mi capiranno certamente. Mormorii di disapprovazione dei più giovani, dialogo pacato dei più vecchi, ognuno a modo suo cerca di fargli cambiare idea, ma inutilmente. Entriamo negli spogliatoi ancora infervorati quando il Presidente, forse temendo che ci sfogassimo in qualche modo decide di darci una spiegazione plausibile alla rigida richiesta di Caba e ci dice “Ragazzi, è semplice, non c’è più nessuna ditta disposta a trasportarci, quindi si sono dovuti rivolgere all’unica sulla quale possiamo fare leva, proprio grazie a Caba, la EFFE Trasporti”.

Lo spogliatoio rimbomba delle risate di tutti, ci si da pacche sulle spalle, abbracci, insomma quasi orgogliosi del primato negativo. Tra di noi incominciamo a tramare, dicendo alla dirigenza che è tutto ok. In realtà sappiamo che faremo come sempre, tanto Caba non potrà accompagnarci, ci fingeremo un po’ tristi, gli faremo credere di avere accettato la cosa, perché alla fine è giusto così, ma poi al ritorno avremmo scatenato l’inferno. Mercoledì e Venerdì sera Caba fa le stesse raccomandazioni mentre i ragazzi se la ridono sotto i caschi. Domenica mattina, al punto di raccolta del pullman, Caba ci saluta e noi, ricambiando, notiamo apprensione sul suo volto, forse non siamo stati poi così convincenti a dissimulare le nostre vere intenzioni o forse i 30 anni e più nel mondo del football gli hanno fatto sviluppare un certo sesto senso.

Ed eccoci sulla via di ritorno, siamo esaltati, la vittoria fa dimenticare botte e lividi e con l’apporto dei ragazzi di Molinella ci sentiamo invincibili (non sapevamo ancora di aver ragione, a giugno, infatti, ci saremmo laureati campioni d’Italia CIF9), si aprono le prime birre e dal loggione parte un sussurro: “processo”!

Non ricordo con precisione quando, ma ad un certo punto spuntò fuori della schiuma da barba, che nel giro di breve divenne la protagonista di tutte le condanne del processo. La situazione è al limite, basta una scintilla per far cadere le ultime barriere di civiltà e decoro. Ed ecco qua, in un attimo una schiena nuda di un rookie ricoperta di schiuma e una mano che si spiattella a Mach 2 sul povero processato. Penso che quella schiuma sia arrivata fino all’autista! Inutile dire che quello fu solo l’inizio!!!

Da allora i processi sono stati definitivamente vietati, divieto durato fino alla stagione seguente, quando durante il ritorno da Pesaro, in una calda giornata di giugno, riprese il delirio.

Ora la grande confessione: “Caba: la mano era la mia, ma io non ho nessuna colpa, sono una povera vittima! Infatti è Vise il vero responsabile, me lo ha ordinato lui! Io ho cercato di resistere con tutte le mie forze (falsità palese) ma Vise aveva quella faccia da pazzo che tutti conoscete e la sua follia ha avuto la meglio”.

Monch al secolo Michele Tamoni

Michele Tamoni, per tutti “Monch”